Sfratto da casa popolare: le case popolari sono degli immobili pubblici che lo Stato assegna ai cittadini che non hanno una casa di proprietà e hanno un reddito inferiore ad una certa soglia.
Oltre che possedere determinati requisiti per accedere all’assegnazione delle case popolari, è richiesto anche il pagamento di un canone di locazione. Il canone è proporzionato al reddito dell’inquilino, e nel caso in cui questi sia nullatenente può perfino essere di pochi euro.
Detto ciò, l’assegnatario ha dunque l’obbligo di adempiere al pagamento del canone. Quando ciò non avviene, può verificarsi lo sfratto da casa popolare. Vi sono però anche altri motivi per cui può avvenire la procedura di sfratto, vediamo come funziona e cosa dice la legge in merito.
Come funziona lo sfratto da casa popolare
Lo sfratto dalle case popolari è una procedura che può verificarsi non solo per morosità, ovvero se l’inquilino non paga il canone concordato, ma anche nel caso in cui non rispetta le norme condominiali o del codice civile, oppure quando i requisiti sono falsi o non corrispondono più a quelli richiesti per avere diritto alla casa.
In questi casi il contratto tra l’assegnatario e l’ente gestore delle case popolari si risolve di diritto e quest’ultimo può agire direttamente per il rilascio dell’immobile.
Nel caso dello sfratto per morosità, invece, l’ente proprietario dell’immobile deve presentare ricorso al presidente del tribunale. Al ricorso deve essere allegata una dichiarazione del presidente dell’ente creditore, attestante la morosità dell’inquilino.
le tempistiche
Il giudice successivamente provvederà a notificare un’ingiunzione di pagamento all’inquilino, che entro 40 giorni dalla notifica dovrà provvedere al saldo. Se non adempirà al pagamento, lo sfratto inquilino moroso diventerà esecutivo.
Anche all’inquilino devono essere inviate le copie del ricorso fatto al giudice e dell’ingiunzione emessa dallo stesso. In questo caso la legge non prevede l’atto di precetto per procedere, a patto che i provvedimenti vengano eseguiti entro 30 giorni dalla notifica del decreto.
Entro 40 giorni dalla notifica, l’inquilino può però fare opposizione davanti al giudice che ha notificato decreto e ingiunzione. La sua opposizione però non comporta la sospensione dell’esecuzione, eccetto casi che il giudice riconosce come gravi. A seconda delle situazioni può infatti decidere di emettere un nuovo decreto per impedire che quello precedente diventi esecutivo.
E’ importante sottolineare comunque che alcune modalità di sfratto, oppure di decadenza dell’assegnazione della casa popolare, possono differire in base a specifiche normative regionali.
Inoltre, bisogna anche ricordare che in seguito della pandemia da Covid-19 sono state introdotte alcune deroghe in materia di sfratti, e vi sono stati casi in cui, anche in caso di morosità dell’inquilino, è stato decretato un blocco.
Perché rivolgersi ad un esperto
Affidarsi a specialisti nel settore degli sfratti è la scelta migliore, perché solamente gli esperti possono gestire al meglio le varie situazioni che possono presentarsi.
Inoltre, poiché ogni regione ha anche una propria legge, e le modalità di sfratto e di decadenza dall’assegnazione possono essere diverse, solo i legali professionisti sono capaci di destreggiarsi fra le varie norme e intraprendere il percorso migliore, che consente al cliente di ottenere il recupero della casa popolare.